I requisiti essenziali di un muro di cinta sono costituiti dall’isolamento delle facce, dall’altezza non superiore a tre metri e dalla sua destinazione alla demarcazione della linea di confine ed alla separazione e chiusura della proprietà.
Il fatto
Il Tribunale di Bologna ha rigettato una domanda avente ad oggetto l’accertamento dell’illegittima costruzione sul confine, in violazione dell’art. 873 c.c., e l’illegittima limitazione di una servitù di passaggio a causa di un marciapiede che la ha ristretta di un metro.
In secondo grado, la Corte d’Appello ha escluso, ancora una volta, la violazione delle distanze legali, ma ha accertato, invece, la limitazione della servitù, condannando il convenuto ad eliminare i manufatti e le opere esistenti sul confine dei fondi, restringenti il passaggio oggetto di servitù.
L’attore, non soddisfatto, ha promosso ricorso per la cassazione della sentenza.
La pronuncia
Con l’ordinanza n. 22445, pubblicata il 9 settembre 2019, la Suprema Corte di Cassazione ha accolto il ricorso perché fondato.
La Corte d’Appello, infatti, ha errato nel ritenere che l’edificazione della convenuta sul confine fosse legittima, perché già c’era una costruzione rappresentata da un muro.
A norma dell’art. 878 c.c., il muro di cinta non va considerato nel computo delle distanze legali.
Nel caso di specie, il muro in questione rappresenta un vero e proprio muro di cinta perché di altezza inferiore a 3 metri.
Di conseguenza, la costruzione in aderenza della convenuta è da considerarsi illegittima.
Avv. Mattia Verza
Laureato in giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Verona, dopo aver conseguito l’abilitazione presso la Corte d’Appello di Venezia, è iscritto all’Albo degli Avvocati di Verona. È esperto di diritto civile e commerciale, con particolare riferimento al settore real estate.