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La Corte europea dei diritti umani ha stabilito che il datore di lavoro può sorvegliare i propri dipendenti se ha il timore che, gli stessi, rubino o siano in atto ingenti perdite.

Il fatto

Il caso in oggetto riguarda un manager spagnolo di un supermercato che si è reso conto che le scorte del magazzino e del venduto giornaliero non corrispondevano agli incassi.

La perdita si aggirava attorno ad Euro 82.000.00.

Il manager, così, decide di far installare delle telecamere nascoste puntate sulle casse ed altre, visibili, al di fuori del supermercato.

I dipendenti licenziati, colti nell’atto di rubare, decidono di fare causa invocando la violazione della privacy.

La pronuncia

I giudici di Strasburgo hanno sancito che, stante le circostanze, non vi è stata alcuna violazione del diritto alla privacy, poichè l’apposizione delle videocamere era giustificata dalle ingenti perdite subite dal supermercato.

Infine, è stato precisato che le videocamere sono rimaste posizionate in una zona pubblica, per una durata minima di 10 giorni, con la visione, dei filmati, solo da parte di un numero ristetto di persone.

Avv. Marco Damoli

Laureato in giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Ferrara, dopo aver conseguito l’abilitazione presso la Corte d’Appello di Venezia, è iscritto all’Albo degli Avvocati di Verona. È esperto di diritto civile e diritto commerciale.

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La Corte di Cassazione, Sezione Quinta penale, con sentenza n. 20527/19, depositata il 13 maggio 2019, ha affrontato il delicato aspetto della privacy e del concetto di sicurezza.

Il fatto

Il reato ascritto agli imputati è quello di violenza privata, disciplinato dall’art. 610 c.p.

Coloro che hanno installato le telecamere hanno obbligato gli abitanti del quartiere a cambiare lo stile di vita, limitando la libertà di movimento, poichè sul muro della propria abitazione avevano montato una telecamera che punta sul passaggio pubblico.

Le videoriprese, dove sono ben note e riconoscibili le persone, comportano un trattamento di dati personali.

La pronuncia 

Per cui, se il soggetto privato vuole tenere sotto controllo le aree limitrofe alla propria abitazione, deve obbligatoriamente applicare il cartello di informazione, per far capire ai passanti che la zona è videosorvegliata.

Quindi, tale attività di registrazione potrà essere effettuata anche senza il consenso degli interessati.

videoriprese privacy

Avv. Marco Damoli

Laureato in giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Ferrara, dopo aver conseguito l’abilitazione presso la Corte d’Appello di Venezia, è iscritto all’Albo degli Avvocati di Verona. È esperto di diritto civile e diritto commerciale.

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